Un approccio clinico e umano per l'identificazione precoce e l'assistenza non giudicante.
Oggi, 25 novembre, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, richiama l'attenzione su una piaga sociale che ha profonde ripercussioni sulla salute pubblica. Per il sistema sanitario, e in particolare per i professionisti che operano in contesti ad alta intensità come il Pronto Soccorso o i reparti ospedalieri, non si tratta solo di una ricorrenza: è una quotidianità clinica e una responsabilità etica.
Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne." — Maya Angelou, Poetessa e attivista statunitense
Siamo spesso il primo, e talvolta l'unico, punto di contatto per donne che vivono situazioni di abuso fisico, psicologico, economico o sessuale. Riconoscere i segnali, al di là del trauma evidente, e saper agire con professionalità e umanità, fa la differenza tra un’assistenza standard e un intervento che può salvare vite e restituire dignità.
Non tutte le violenze si manifestano con lesioni chiare. Il professionista sanitario deve sviluppare un "occhio clinico"addestrato a intercettare i segnali d'allarme che spesso vengono minimizzati o nascosti. Questo include l'osservazione di lesioni atipiche (ad esempio, lesioni multiple in diverse fasi di guarigione, ritardi ingiustificati nel cercare assistenza o localizzazioni in aree "protette"), ma anche l'identificazione di sintomatologia vaga o psicosomatica come cefalee, dolori cronici inspiegabili, insonnia grave o sintomi di Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), ansia e depressione, talvolta mascherati da abuso di sostanze. È fondamentale anche prestare attenzione al comportamento in accompagnamento, come l'eccessiva sorveglianza da parte del partner o la riluttanza della paziente a parlare liberamente.
Per affrontare queste situazioni è essenziale adottare un approccio di Trauma-Informed Care (TIC). Questa non è solo una procedura, ma una vera e propria filosofia assistenziale che parte dal presupposto che il paziente possa aver subito un trauma. Il TIC richiede di garantire sicurezza e affidabilità nell'ambiente di cura e, soprattutto, di mantenere un atteggiamento di non giudizio, evitando domande inquisitorie che possano far sentire la vittima colpevole.
Una volta individuato il sospetto, l’intervento deve essere rapido e procedurale, nel pieno rispetto delle linee guida istituzionali (come ad esempio il Codice Rosa laddove attivato). Dopo aver creato un luogo riservato per l'ascolto, è cruciale confermare alla paziente che ha il controllo sulle decisioni successive. Il personale sanitario deve agire sempre con il consenso informato della vittima, salvo i casi di obbligo di referto previsti dalla legge.
Dal punto di vista medico-legale, la documentazione clinica è cruciale. Le lesioni devono essere descritte in modo obiettivo e dettagliato. È fondamentale non inserire interpretazioni personali (ad esempio: non scrivere "probabilmente picchiata dal marito", scrivere invece "Ecchimosi multiple di varie datazioni sull'avambraccio destro") e riportare sempre e solo quanto dichiarato dalla paziente. Infine, il sanitario funge da ponte: è essenziale conoscere e attivare immediatamente il referral verso i servizi specialistici, come Centri Antiviolenza, sportelli di supporto psicologico o legale interni/esterni e, se richiesto, le Forze dell'Ordine.
In questa giornata, la riflessione sulla violenza contro le donne si intreccia inevitabilmente con le sfide quotidiane dei professionisti sanitari. Sappiamo che chi opera in prima linea, specialmente in Pronto Soccorso, non solo deve affrontare situazioni di altissima complessità emotiva e clinica, ma è spesso esso stesso oggetto di violenza gratuita e inaccettabile. È in questo contesto di elevata pressione che si manifesta l'impegno straordinario della categoria: la capacità di mettere da parte la frustrazione e, nonostante i rischi subiti, di mantenere la concentrazione e l'empatia necessarie per prendersi cura di chi soffre. A tutti i professionisti sanitari: la vostra dedizione, la vostra resilienza e la vostra costante disponibilità a essere "quando l'ascolto salva" sono un pilastro fondamentale della nostra società e meritano un profondo gesto di gratitudine e sostegno.
La violenza di genere è una problematica complessa che richiede una risposta multidisciplinare e interistituzionale. In quanto professionisti della salute, abbiamo il potere non solo di curare le ferite fisiche, ma di intercettare il ciclo della violenza, offrendo una via d'uscita e un sostegno fondamentale. Formarsi costantemente sulle procedure, conoscere le risorse territoriali e, soprattutto, mantenere viva l'empatia e la sensibilità clinica, sono i nostri impegni più alti. Il nostro ruolo va oltre la cura: siamo guardiani silenziosi della salute e della sicurezza delle donne.

