“Lo aspettavamo da mesi, tra aggiornamenti, bozze incomplete e smentite. Ora è realtà: il nuovo Contratto della Sanità 2024–2027 è stato firmato.”
È con queste parole che molti operatori sanitari hanno accolto la notizia dell’intesa tra sindacati e ARAN. Una firma che ha il peso di migliaia di turni notturni, di presidi ospedalieri in sofferenza, di responsabilità che raramente trovano spazio nel dibattito pubblico, ma che ogni giorno fanno la differenza per milioni di pazienti.
In un momento storico in cui la sanità è al centro di trasformazioni epocali – tra carenza di personale, digitalizzazione e sfide post-pandemiche – il nuovo contratto rappresenta molto più di un adeguamento tecnico: è una dichiarazione di intenti. Ma è davvero all’altezza delle aspettative? Riesce a bilanciare riconoscimento economico e dignità professionale? E soprattutto: sarà applicato nei tempi giusti?
In questo articolo analizziamo a fondo contenuti, implicazioni e prospettive del nuovo contratto. Lo facciamo con uno sguardo critico ma costruttivo, rivolto a chi lavora ogni giorno in corsia, nei laboratori, negli studi e negli uffici amministrativi della sanità pubblica. Perché dietro ogni tabella retributiva c’è una storia, e dietro ogni clausola, un’opportunità – o una promessa mancata.
Le Luci: riconoscimento economico, nuove tutele, crescita professionale
Sul piano retributivo, il contratto prevede aumenti medi del 6,93% per il comparto sanità (circa 183,98 € al mese) e del 7,21% per l’area sanità (circa 515,79 € mensili). A questi si aggiungono arretrati per il triennio 2022–2024 pari a +172,37 € per il comparto e +491,96 € per l’area sanitaria. Un incremento significativo, seppur ancora distante dalle aspettative di alcune categorie.
Tra le novità più apprezzate spiccano:
- Il rafforzamento dell’indennità di specificità professionale, con particolare attenzione ai contesti a maggiore complessità assistenziale.
- L’ampliamento delle tutele legate alla conciliazione vita-lavoro, come ferie solidali, congedi per motivi familiari e strumenti di welfare aziendale.
- La valorizzazione della formazione continua e delle competenze avanzate, che diventa leva strategica per l’assegnazione di incarichi professionali più coerenti con le responsabilità effettive.
In un contesto dove il burnout colpisce il 45% degli infermieri e oltre il 52% dei medici (dati ISTUD 2024), e dove solo il 2,8% dei professionisti ha accesso a supporto psicologico strutturato, investire nel benessere organizzativo è più che una scelta: è una necessità.
Le Ombre: potere d’acquisto, attuazione lenta, disparità tra ruoli
Nonostante il passo avanti, i dubbi non mancano. In primis, il recupero del potere d’acquisto resta parziale: l’inflazione e l’aumento del costo della vita degli ultimi anni pesano ancora sul bilancio delle famiglie dei professionisti sanitari, soprattutto nei grandi centri urbani.
Inoltre, alcune categorie denunciano ancora disparità di trattamento: fisioterapisti, tecnici di radiologia, personale OSS e ostetriche chiedono una piena equiparazione con altre figure sanitarie, sia in termini di riconoscimento economico che di progressione di carriera.
C’è poi la questione dei tempi: l’applicazione concreta del nuovo contratto richiede che le aziende sanitarie aggiornino i propri assetti organizzativi, formino il management e riadattino i sistemi informativi. L’esperienza insegna che molte novità rischiano di restare “lettera morta” per mesi, se non per anni.
Uno scenario da osservare con attenzione
Secondo il Rapporto ISTAT 2025, il Servizio Sanitario Nazionale affronta un aumento strutturale della domanda (oltre il +9% di prestazioni ambulatoriali rispetto al 2023) e una carenza cronica di personale, con stime che indicano la necessità di oltre 45.000 nuove unità entro il 2027. In questo contesto, il contratto non è solo un atto amministrativo, ma assume un significato politico e sociale di rilievo.
Il governo ha stanziato 1,7 miliardi di euro per sostenere il rinnovo contrattuale, riservando una parte significativa ai contesti di emergenza-urgenza e alle indennità per le figure con funzioni assistenziali intensive.
Conclusione: un contratto da far vivere, non solo firmare
Il CCNL 2024–2027 rappresenta una base su cui costruire, non un punto di arrivo. È un riconoscimento che arriva dopo anni difficili, ma il vero cambiamento si misurerà nella sua attuazione concreta nei reparti, nei servizi e negli ambulatori di ogni giorno.
Come professionisti, siamo chiamati non solo a beneficiare delle nuove opportunità, ma anche a monitorarne l’applicazione, a contribuire a un clima culturale diverso nelle strutture sanitarie, a pretendere trasparenza e coerenza nelle politiche regionali e aziendali.
Solo così il contratto diventa ciò che dovrebbe essere: uno strumento di crescita condivisa per chi cura e per chi viene curato.

